sabato 24 marzo 2012

Delitto via Poma: Prima parte. Tutto da rifare. Anzi, se almeno si iniziasse...



Il 07 gennaio 2011 ho scritto un articolo che ora è reperibile su un blog sul quale ho sempre poco tempo per scrivere. Anzi non ci scrivo mai.
http://casicriminali.blogspot.it/search/label/Delitto%20di%20Via%20Poma

Ebbene, non mi sbagliavo. Il caso via Poma riparte da zero, perché tutte le prove incontrovertibili che inchiodavano Raniero Busco pare siano state confutate dai nuovi periti della Corte di Assise di  Appello. Ogni tanto questa nostra Giustizia Italiana sa ruggire di fronte a PM agguerriti. Cosa è accaduto? Ciò che era prevedibile: le tre prove regine dell'accusa sembrano tutte cadere.


Lo scorso dicembre il presidente Mario Lucio D'Andria della Corte d'assise di Appello e il giudice 'a latere' Giancarlo De Cataldo, hanno chiesto ai genetisti Corrado Cipolla d'Abruzzo - dell'Università di Chieti - e Carlo Previderè, dell'Università di Pavia, nonché al medico legale Paolo Fattorini - dell'Università di Trieste -  di pronunciarsi sulle ''contrastanti prospettazioni dei consulenti del pm e delle parti private, con particolare riguardo all'orario della morte, alle cause e ai mezzi che l'hanno prodotta, alla natura e all'epoca di determinazioni delle lesioni riportate dalla vittima sul seno sinistro e in regione esterno claveare, nonchè alle modalità di conservazione dei reperti utilizzati per le analisi genetiche e all'attribuibilità delle relative tracce''.
E loro si sono pronunciati...

ARCATA DENTALE: Sul seno sn di Simonetta Cesaroni venne rinvenuta una lesione cutanea che il medico legale attribuì con il beneficio del dubbio a un morso.
Disegno originale del professor Ozrem Carella Prada, medico legale che eseguì  l'autopsia su Simonetta Cesaroni; si può notare la freccia che indica il capezzolo sn e la didascalia che recita: Discontinuazione da morso (?)
"Resta pur sempre in tale ambito di giudizio la singolare lesività tutt’affatto superficiale osservata al capezzolo sinistro, di natura escoriativa superficiale che per molti aspetti, avuto anche riguardo per una deformazione “a goccia” del capezzolo medesimo, sembra poter denunciare in termini deterministici l’azione di un morso." 
Dalla relazione del professor Carella Prada, la sottolineatura è nostra.


Ebbene, non pare, invece, che sul seno della martoriata Simonetta si possa parlare di una lesione da "morso". Infatti, un morso è costituito da due arcate dentali che si oppongono:

Come si vede in questa immagine  le due arcate dentali sono abbastanza evidenti 
Ma in questo caso, cioè nel delitto di cui stiamo parlando, manca l'opponente.

In A un seno integro; in B un seno con l'impronta di un morso umano con le due arcate dentali: la superiore e l'inferiore; in C un seno con 'l'impronta di un morso umano ma con una sola arcata dentale. Ebbene, uno penserebbe che quella che si vede sia l'arcata dentale superiore. No, invece è l'inferiore. Allora, per poter dare quel morso, Raniero Busco avrebbe dovuto essere non di fronte a Simonetta ma capovolto rispetto a lei.
Visto le premesse, pare proprio che non si possa parlare di morso. Le lesioni al capezzolo sn debbono dunque avere un'altra natura. Se anche si fosse trattato di denti questi avrebbero strisciato sulla pelle per arrecare tali abrasioni. Insomma, seppure si fosse potuto parlare di una "indentazione" da qui a ricavare l'occlusione dentale di Busco o di qualsiasi altro soggetto è praticamente impossibile. Alla fine, pare si tratta piuttosto di una unghiata che di un morso o del un tentativo di morso.
Eppure, la minuziosa ricostruzione del PM al processo contro Busco partiva proprio dal morso che questi avrebbe dato a Simonetta facendo scattare in lei una reazione di diniego che avrebbe a sua volta innescata un'ondata di rabbia impetuosa nel suo fidanzato tanto da indurlo a infliggerle ben 29 coltellate, delle quali qualcuna anche in vagina. Anzi, per dare queste ultime avrebbe cambiato di posizione, si sarebbe messo più comodo. Ricordiamoci che il PM aveva chiesto per Busco l'ergastolo. Lo ripeto: L'ERGASTOLO!
Quindi quest'uomo ha rischiato di passare la sua vita in galera per un morso che non è un morso ma che a parere degli esperti della Procura sarebbe stato perfettamente compatibile con le arcate dentali di Busco, le quali in ventanni, tra l'altro, sarebbero rimaste - sempre secondo questi illustri periti - perfettamente uguali! Come è possibile passare da una certa sovrapposizione fra un morso e l'occlusione dentale di un sospettato a una probabile unghiata? Chi rischia di far condannare un innocente all'ergastolo: il PM che lavora troppo di fantasia o gli esperti che gli passano delle perizie inconcludenti?
Ergastolo! Chiunque di noi domani può ritrovarsi nelle medesime condizioni di Busco. Nessun cittadino può accettare una cosa del genere. Ma forse si crede che risolvere un caso a tutti i costi ai cittadini piaccia e faccia piacere. No. Non è così. Questo caso non fa onore al nostro sistema giudiziario. Quando i conti non tornano si deve avere il coraggio di ammettere l'errore e non perseguire a tutti i costi in esso. Sarà interessante sentire la controrisposta del PM.
Ma i periti della Corte di Appello non si sono fermati qui. Hanno smontato un altro punto cruciale:

DNA SUL CORPETTO




Sul cadavere della povera Simonetta venne rinvenuto il suo corpetto bianco. Su tale indumento molti anni dopo venne estratto del materiale genetico. Il DNA era compatibile con quello di Busco. I periti della Corte di Appello non dicono che quel DNA non sia di Busco, però precisano che oltre a quello di Raniero ne sono presenti altri 2, anzi il suo è rappresentato in minima parte.

Secondo i periti sul corpetto sono presenti 3 diversi profili genetici: uno sicuramente riconducibile a Raniero Busco, gli altri 2 possono trattarsi o di un artefatto dovuto alla tecnica di amplificazione del DNA dello stesso Busco, oppure appartenere a soggetti completamente diversi. Anche se i periti suppongono che possa trattarsi più di un artefatto che del DNA di altri soggetti, tuttavia non hanno dati sufficienti per esserne certi.
Sul reggiseno, invece, non ci sono dubbi che il DNA appartiene al solo  Busco
In sostanza, sugli indumenti di Simonetta si hanno più profili genetici. Quello di Busco è certamente presente ma essendo il fidanzato della vittima la probabilità che egli abbia lasciato tracce del proprio DNA è più che normale. Bisogna però anche considerare che tali reperti sono stati conservati malissimo, per cui la contaminazione, che nella prova del DNA è il maggior problema, è di certo avvenuta. Il fatto che tracce di DNA si siano trovati sia sul corpetto che sul reggiseno non fa capire se su quest'ultimo capo di abbigliamento il DNA è entrato per contatto dal corpetto o era lì da sempre perché i due indumenti erano stati imbustati insieme o quanto meno sono stati consegnati al perito ammassati l'uno sull'altro.
I periti della Corte di Appello parlano dunque di 3 profili genetici, forse tutti di Busco o forse no. In quest'ultimo caso, di chi sarebbero gli altri 2? Entrambi di poliziotti giunti sul luogo del crimine e che hanno manipolato gli indumenti? Oppure almeno uno di essi potrebbe essere dell'assassino?
Anche su questo dato il PM aveva chiesto con forza l'ergastolo: secondo la sua ricostruzione il DNA di Busco era entrato in contatto con gli indumenti di Simonetta contestualmente al morso. La saliva si sarebbe depositata nell'atto di mordere il capezzolo. Dunque, non solo il morso non c'è stato ma non sappiamo neppure come il DNA sia giunto su tali capi e neppure di quante persone siano.
Come mai i periti della Corte hanno riscontrato altri 2 profili genetici e gli esperti della Procura no?

L'ORA DELLA MORTE

Sarebbe avvenuta fra le 18 e le 19. Mentre la perizia precedente asseriva che il decesso sarebbe avvenuto dopo le 17,15-17,30 e prima delle 18:00-18,30. Tale orario era stato ricavato dal contenuto gastrico della vittima. Ma secondo i periti della Corte, questo dato è da considerarsi molto infido. Mentre appare più attendibile basarsi sulle condizioni metereologiche di Roma e sulla temperatura ambientale dell'appartamento. Purtroppo, non venne rilevata la temperatura corporea del cadavere di Simonetta.

SANGUE OCCULTO

Nel processo di primo grado sono sparite alcune tracce di sangue che per la difesa erano estremamente importanti. Vediamo quali e come nella motivazione della sentenza chiare macchie ematiche sono diventate tracce di sangue occulto.





Dunque, di sangue diverso da quello della vittima e di Raniero se ne è trovato. Eppure, i giudici del primo grado hanno condannato a 24 anni Busco ritenendolo l'unico responsabile dell'uccisione di Simonetta. Riguardo al genotipo del gruppo A riscontrato sulla porta, esso dovrebbe essere 1.1/4 se quello del telefono, non contaminato dal sangue di Simonetta, è esso pure genotipo 1.1/4. A meno che non dobbiamo pensare a due soggetti di gruppo A che si sono feriti entrambi sulla SdC ed entrambi hanno contaminati i reperti.

Da questa premessa si può arguire, forse, che il sangue sulla maniglia e sulla porta, pur se contaminato, è rimasto genotipo 1.1/4. Spieghiamo meglio con una figura:

Se mischiano  sangue A 1.1/4    con sangue 0 1.1/4 otteniamo sangue A 1.1/4.
Se mischiamo sangue A 1.1/1.1 con sangue 0 1.1/4 otteniamo sangue A 1.1/4.
Cosa ci porta tutto questo? Da dove salta fuori il sangue A 1.1/1.1? Perché se ne parla? Se ne parla perché uno degli indagati per il delitto di Simonetta fu, nel 1992, Federico Valle, figlio di un noto avvocato che aveva (ed ha) lo studio nella palazzina B, e nipote di Cesare Valle, l'architetto che progettò il condominio e che all'epoca del delitto risiedeva in un appartamento all'ultimo piano della palazzina B. Federico aveva sangue A 1.1/1.1. Ma le tracce ematiche repertate sullo stipite della porta erano però riconducibili a  sangue A 1.1/4. Come superare l'empasse? Asserendo che il sangue sulla porta era commisto si era trovata una buona soluzione. Però, il sangue sul telefono era comunque di genotipo 1.1/4 e non era commisto. Quindi, molto probabilmente neppure il sangue sulla porta e la maniglia riconducibile a maschio ignoto è del tutto commisto.
Federico Valle non è neanche arrivato al processo, come era giusto che fosse. Tuttavia, ha rischiato parecchio. Quindi, mentre nel 1992 il sangue di gruppo A apparteneva all'assassino, nel 2011 appartiene a chissà chi, tranne che all'assassino.


CONSIDERAZIONI 
Corrado Augias, famoso giornalista che io ammiro moltissimo, conduttore di trasmissioni storiche come Telefono Giallo, dopo aver saputo della super perizia ha dichiarato che l'assassino di Simonetta Cesaroni non verrà mai trovato.
Non sono d'accordo. Il fatto che Busco sia innocente non significa che Simonetta è morta senza un colpevole.
Erano molto più vicini gli inquirenti del 1990 alla soluzione del caso di quanto lo siano quelli di oggi che si ostinano a vedere in Busco l'autore di questo efferato crimine. Il fatto di aver trovato il DNA sugli indumenti intimi della vittima ha fatto credere che fosse tutto risolto. Ma Busco era il fidanzato di Simonetta, la sera prima dell'omicidio c'erano state delle effusioni fra loro.
Paola Cesaroni ha dichiarato che sua sorella, la mattina del giorno in cui venne uccisa, mise un reggiseno pulito. Tale dichiarazione però non è stata data subito dopo l'avvenuto assassinio di Simonetta, bensì molti anni dopo. Capisco l'ansia di giustizia dei parenti delle vittime ma non sempre le loro dichiarazioni sono attendibili. Una testimonianza del genere data molti anni dopo non è da prendere in considerazione per ovvi motivi: come potrebbe qualcuno ricordarsi una cosa del genere? Difatti, Paola non è che si ricorda cosa ha fatto la sorella, lo deduce dalle abitudini di lei. Doveva essersi cambiata perché lei si cambiava tutti i giorni.
La ricostruzione che il PM ha fatto della dinamica omicidiaria è molto lacunosa e fantasiosa. In sintesi:
Simonetta e Raniero si sarebbero dati appuntamento in via Poma quel pomeriggio del 7 agosto 1990. Il PM lo deduce dal fatto che Simonetta aprì al suo assassino quindi doveva conoscerlo. In realtà non sappiamo se ad aprire la porta fu proprio Simonetta, anche se le probabilità sono altissime; poi se anche ha aperto lei non è detto che conoscesse la persona;  e ancora, se anche conosceva la persona non è detto che fosse una conoscenza intima.
I due fidanzati per maggior riservatezza si recano in una stanza più appartata. Qui iniziano i primi approcci. Simonetta si spoglia del tutto, Raniero è al colmo dell'eccitazione. A un certo punto le morde il capezzolo, al che lei reagisce male, si ritrae, inizia una discussione durante la quale sarebbe stata Simonetta a prendere il tagliacarte. Busco però riesce a disarmarla, le dà uno schiaffone che la tramortisce


quindi la trafigge con 29 stilettate.

Analizzeremo in una seconda parte la dinamica seconda la Procura, al momento basti dire che questo delitto, secondo me, pur preoccupando l'assassino, in realtà gli ha fatto vivere momenti tranquilli poiché le indagini non lo hanno mai minimamente sfiorato.
Ma allora chi è l'assassino di Simonetta Cesaroni?



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