giovedì 17 marzo 2011

Storia magistra vitae: il caso dello strangolatore del Leicestershire

21 novembre 1983, a Narburough,  Lynda Mann, 15 anni, si stava recando da un amico. Si fa tardi. Non torna a casa. I genitori si allertano subito. La cercano. Verrà ritrovata la mattina dopo. Cadavere. E' stata violentata e poi strangolata.




Lynda Mann




Il 31 luglio 1986, a Enderby, a pochi chilometri da Narburough,  Dawn Ashworth, anche lei 15 anni, non torna a casa. La troveranno due giorni dopo. Cadavere. E' stata violentata e strangolata. Proprio come Lynda.


Dawn Ashword


In questo secondo delitto forti sospetti si concentrarono su Richard Buckland, un 17enne che pareva sapere troppe cose su questo omicidio. In effetti il ragazzo confesserà l'assassinio offrendo particolari conosciuti solo dagli investigatori. Essi, allora, pensarono che fosse implicato anche nel primo omicidio, quello di Lynda Mann. Ma Buckland negò recisamente che avesse ucciso anche questa ragazza.
La polizia aveva il liquido seminale dell'assassino di entrambe le aggressioni. In quegli anni, proprio in Inghilterra, venne elaborato il test del DNA. La polizia pensò bene di usfruire di tale prova per incastrare Buckland del delitto Mann. Ma gli esami di laboratorio scagionarono Buckland da questo omicidio. Pur sconcertata la polizia ritenne di proseguire con le accuse per il delitto Ashworth. Il padre del ragazzo però, chiese che anche per il secondo delitto   Richard venisse sottoposto alla prova del dna. Risultato: pure per questo omicidio Buckland risultò innocente. Ma il test disse di più: confermò che c'era un solo assassino, poiché il profilo genetico era il medesimo sia nel delitto Mann che in quello Ashword.
La polizia, anche se di mala voglia, dovette rilasciare Buckland. Qualcosa non doveva aver funzionato in quel test, o forse era proprio il test a non valere una cicca, poiché Buckland era sicuramente colpevole. Però, non potevano ignorare i risultati e dovettero lasciarlo andar via. Adesso brancolavano nel buio. Tuttavia, avevano il profilo genetico dell'assassino, allora perché non sottoporre a test l'intera popolazione adulta maschile della zona? Ed è proprio quello che fecero.
I primi a venire testati furono ovviamente quelli con reati sessuali. Tra questi c'era anche Colin Pitchfork, un tale che durante il primo omicidio era stato interrogato. Pitchfork non aveva un alibi. La sera del delitto aveva accompagnato la moglie al lavoro, in macchina c'era anche il figlio di due anni. Difficile che uno che ha un bambino in macchina decida di improvvisare un aggressione sessuale con omicidio. Ma non avevano altro. Poteva essere lui l'assassino. Il suo nome era nella lista di quelli che dovevano fare il test.
Però anche il dna di Pitchfork risultò negativo. Come c'era da aspettarsi. Ma quando non hai nulla le provi tutte. E se hai un sospettato vai sino in fondo. E se proprio non ne hai ti devi arrangiare. E come si arrangiarono! Ben 4.500 test furono effettuati senza che diedero alcun risultato utile per le indagini.
Un anno e mezzo dopo, una sera, in un pub, una cerchia di amici parlava di questo test del dna che stava facendo tanto clamore. Che diavoleria era mai?Fra loro, un tale Yan Kelly confessò di essersi sottoposto al test ma di aver declinato le generalità di un collega. Era stato il collega stesso a chiederglielo perché non si fidava della polizia. Siccome era stato schedato per uno stupido reato compiuto da ragazzo, temeva che per trovare un colpevole ad ogni costo, potessero rifarsela con lui.  A sentire questa storia, anche un altro della comitiva ammise che questo collega ci aveva provato pure con lui raccontandogli la medesima storia. Ma egli, al contrario di Yan, aveva rifiutato la richiesta. Scherzarono sul tipo che, raccontarono, appariva piuttosto goffo nei suoi approcci con le donne. 
La direttrice di un negozio, che era seduta insieme a loro, però, credette che il gesto di Yan fosse stato gravissimo. Insistette nel fargli riconoscere l'errore. Ma Yan e gli altri minimizzarono la questione asserendo che il tizio era solo uno sprovveduto. La donna, che conosceva il personaggio, convenne che era un bambinone troppo cresciuto. Però le rimase il dubbio... 
Un tarlo che non la lasciava dormire: non voleva nuocere né a Yan né all'altro dipendente. Se avesse raccontato la cosa alla polizia probabilmente i due avrebbero passato un bel guaio. Tuttavia, l'idea che il tipo potesse essere l'assassino e che altre ragazze potessero venire uccise la convinse a riferire l'episodio appreso nel pub alla polizia.
Questa, che ormai non sapeva più da che parte girarsi, quando seppe la notizia, immediatamente andò sia a casa di Yan che dell'altro. Li arrestò entrambi. Vennero sottoposti al test del DNA: quello di Yan risultò simile a quello rilasciato un anno prima dal suo collega di lavoro. E quello del suo collega di lavoro risultò simile a quello che aveva uccise le due ragazze. Il suo nome era Colin Pitchfork. 
Pitchfork non era uno stupido, aveva compreso l'importanza della prova del Dna  anche se era la prima volta che veniva adottato per la caccia a un criminale, ecco perché aveva convinto Yan Kelly a lasciare il proprio dna al posto suo. 
Nonostante la sera del delitto Mann egli avesse in macchina il figlioletto, non per questo vedendo Lynda il suo proposito omicida venne meno. Fermò l'auto con il figlio che dormiva, seguì LYnda, la violentò e l'uccise. Siccome in quel periodo si stava stempiando e indossava un  orecchino, temendo di venire riconosciuto, la strangolò. E così pensò di fare tre anni dopo con la Ashword.


Lo strangolatore del  Leicestershire
Non è per caso che ho riferito questa vicenda che fa parte ormai della storia della criminologia. Pitchfork, vide l'occasione e la sfruttò, anche se aveva la responsabilità di un figlio da accudire. Il criminale ragione secondo parametri completamente diversi dai nostri. 
L'assassino di Yara, o gli assassini, potrebbero aver pensato la medesima cosa: hanno visto una ragazza sola e hanno approfittato dell'occasione.
Pitchfork aveva 27 anni, era un panettiere, abile decoratore di torte, sposato e con due figli, al momento dell'arresto. 
Gli inquirenti che indagano sull'omicidio di Yara hanno puntato molto sul dna trovato sui guanti. Questo mi ha fatto riflettere. Potrebbero effettuare la stessa procedura degli inglesi nel 1986. Ma le leggi impediscono il prelievo coatto dei liquidi biologici sulle masse. Magari lavoro troppo di fantasia ma forse ho capito una certa stranezza e forse so cosa hanno in mente. Tuttavia, preferisco tacere quello che ho pensato perché potrebbe nuocere alle indagini se, putacaso, avessi visto giusto e l'assassino leggesse queste pagine (potrebbe, dato che è più interessato di me al proprio delitto). 
Speriamo sia come penso io. E speriamo che chiunque sia venga catturato. In bocca al lupo agli investigatori!


Io sono del parere che per avere il dna non dovrebbe essere necessario chiedere il consenso. Tutti dovremmo essere mappati. Quanti crimini verrebbero risolti nel giro di poche ore se esistesse una banca mondiale del DNA. Non solo la cattura dei criminali sarebbe più rapida ma anche i corpi delle vittime sconosciute sarebbero subito identificati.


PS: Per chi volesse approfondire la storia di Colin Pitchfork, consiglio l'ottimo libro di Joseph Wambaugh, Impronta di sangue, edito sia da Rizzoli che da Fabbri. Lo trovate però, credo, solo ebay.



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