domenica 4 settembre 2011

Omicidio Melania Rea. Parte terza: la scomparsa. Capitolo uno: i testimoni.

Ho potuto leggere sia la Memoria Difensiva che la risposta del Tribunale dell’Aquila. In pratica Parolisi è stato “rimandato”, cioè il Riesame non ha accolto la richiesta di scarcerazione.  Al momento, dunque, rimane in cella a meditare. Forse è meglio così per lui poiché se è colpevole sta nel posto giusto se è innocente da libero come si muove combina guai. Debbo dire che molte cose che avevo intenzione di analizzare in questo post sono state esposte dai difensori di SP (Salvatore Parolisi). Per cui ho perso il “primato” della scoperta. Colpa della lentezza con la quale scrivo. Ma… non posso farci nulla. Il fatto di cercare una certa originalità di idee non deve sembrare presuntuoso da parte mia nei confronti di chi mi legge. La qualità del mio blog vorrebbe porsi proprio nel proporre tesi nuove e non riportare frasi, idee e concetti già espressi da altri. Dunque, dovete perdonare una certa frustrazione nel vedermi superato dagli eventi. E anche vero però che dei temi da me espressi nei vari post in epoca precedente alla pubblicazione dei documenti ufficiali li ritrovo poi riportati proprio in detti materiali. Ciò comprova una certa bontà del ragionamento. La cosa positiva è che finalmente si può ragionare sui dati oggettivi e non sulle notizie prese dalla cronaca. I dati oggettivi, ovvero quelli raccolti dalla PG (Polizia Giudiziaria), non è detto però che siano quelli reali. Difatti, la Memoria Difensiva è un assalto in grande stile alle Ordinanze dei Tribunali di Ascoli Piceno e Teramo.  Forse le Ordinanze, dal punto di vista lessicale, sono più avvincenti. Ma la Memoria, che adotta un linguaggio più leguleio, è però più convincente su molti punti. I dati, di per sé, non è che sono dotati di obiettività, sono meri numeri che vanno interpretati. E qui mi viene in mente una frase di Hegel il quale sosteneva: “La guerra è una ragione contro un’altra.”

L’accusa e la difesa fanno la loro parte, si combattono e si fronteggiano ma proprio perché di parte non dicono tutta la verità. Quando è il caso omettono ciò che non fa loro comodo. Io, invece, che sono super partes, posso tranquillamente esaminare questi dati senza dover dar conto a nessuno. È però vero che forse anche io mi sono fatto un’idea e cerco di piegare a quella tesi il mio giudizio. Non so se da ciò è umanamente possibile esimersi.

Rivedendo i vecchi post mi rendo conto che certe conclusioni erano inficiati dall’errore insito nelle informazioni sbagliate. Però, onestamente, ho sempre detto che questo era il limite del blog. Ora, avendo a disposizione i dati della PG, questi errori devo cercare di ridurli al minimo. Ovviamente l’errore è nella natura umana, l’importante non è dire sempre la verità in modo assoluto ma tendere il più possibile al vero.

“L’Essere è e non è possibile che non sia, questo è il cammino della persuasione che conduce alla Verità”.
Parmenide di Elea

In questa vicenda la differenza fra una verità e l’altra è sottilissima. Come l'Essere e il Non Essere i cui limiti sono netti eppure sembrano sfumati. Ma non ci sono due verità. Bensì una sola. Già, ma quale? Due mondi, due universi in totale contraddizione sembrano convivere l’uno a fianco all’altro. Eppure, fra essi non c’è un'abisso, non c’è lo spazio infinito ma solo pochi minuti. Parmenide paragonava l’Essere ha una sfera poiché, asseriva, è identico in ogni sua parte. Ed è proprio questa sfera che in questo omicidio non si riesce a compiere né da parte dell’accusa né da parte della difesa. Melania Carmela Rea è morta. In modo brutale, violento e vigliacco. Bisogna costruire questa sfera attorno all’assassino che l’ha uccisa. Chiudervelo dentro, senza dargli alcuna via di scampo.

Come piace ragionare a noi partiamo dai dati di fatto, che sono i tempi, i vari momenti.
Ne abbiamo estrapolati tre e attorno a questi ragioneremo. Questi tre momenti corrispondono a due diverse versioni dei fatti che noi faremo scorrere in parallelo cercando di cogliere il momento in cui deviano e l’una porterà all’Errore e l’altra alla Verità.


Come si vede queste due ipotesi investigative scorrono sulla medesima spirale ma giungono a conclusioni diverse. Per tempo della morte si intende non il momento in cui Melania ha esalato il suo ultimo respiro ma l’intera sequenza omicidiaria: dall’aggressione, all’agonia, alla morte. Essa può essere avvenuta o alle 14:45, (in questo caso Parolisi mente ed è colpevole), oppure alle 15:26 (allora Parolisi non mente ed è innocente). Le due verità sono inconciliabili poiché i protagonisti della vicenda, i coniugi Parolisi, o alle 14:45 si trovavano a San Marco (versione della difesa) o si trovavano a Civitella (versione dell’accusa). Dovrebbe essere facile capire se le cose sono andate in un senso o nell'altro invece non lo è affatto.

Ore 14:45: è indicata non in modo certo ma presumibilmente certo. Per comodità di ragionamento, per non essere oppressi da una tempesta di numeri in più o in meno, poniamo quest’orario come unico e vero anche se vero potrebbe non essere. Alle 14:45 o i Parolisi giungono a Pianoro o giungono a Civitella. Non c’è via di scampo. Se si sono recati a Civitella, Melania in quest’orario è nel primo tempo della morte per mano di SP. In caso contrario, le rimangono ancora pochi minuti prima che per mano di un SI (soggetto ignoto) entri nel secondo tempo della morte e le verrà tolta la vita.

Ore 14:53: Sonia Viviani, amica di famiglia, ma soprattutto di Melania, la chiama al telefono una prima volta senza ricevere alcuna risposta. Per l’accusa Melania è già nel tempo della morte. È la cosa più facile da pensare. È uno di quegli indizi forti che rendono forte l’accusa. Non v’è certezza su questo, ma se Melania a quell’ora era ancora in tempo di vita la domanda è perché non ha risposto? Tocca alla difesa pronunciarsi su questo ma ammette di non saperselo spiegare. È un punto debole che rende debole la difesa.

Ore 15:26: è il primo squillo che Salvatore fa alla moglie. Nessuna risposta. O perché per Melania il suo tempo della morte è già trascorso alle 14:45 oppure perché si sta consumando in questo momento. La difesa può dire quello che vuole sui tempi dell’avvenuto omicidio ma per me una cosa è sicura, nel momento in cui Melania non risponde al marito è già virtualmente morta. Non si va al di là di questo tempo. Non ha importanza che il decesso sia avvenuto alle15:00, alle 15:30 o alle 16:00. Il tempo della morte di Melania alle 15:26 è certo.

Un fantasma nei campi
Questo titolo evocativo non è mio, lo trovate nel blog di Master Evo (http://calibro22.blogspot.com/2009/03/parte-prima.html) che parla di tutt’altra vicenda, quella del Mostro di Firenze, come ho già detto in un precedente blog. Prenderlo a prestito non è solo un omaggio a un grande bloggerista che ha svolto un lavoro egregio ed insuperabile ma è anche una citazione che calza a pennello alla vicenda che stiamo trattando e al capitolo che stiamo affrontando. Difatti questo SP pare un corpo etereo che nessuno vede, quasi un ectoplasma che altri attraversano senza percepirne l’essenza e la presenza. Ma Parolisi al Pianoro o c’è o non c’è.

Adotteremo una piattaforma:


Rettangolo giallo, Il Cacciatore. Triangolo verde acqua, zona altalene. Quadratino celeste, chiosco di Ranelli. Rettangolo rosa, Monumento ai Caduti con tratto bianco che corrisponde al tortuoso sentiero oltre tale monumento.

Il 18 aprile fra le 14:40 e le 15:32 (momento in cui Parolisi chiama i carabinieri) diverse persone affollano l’area.

Dopo aver pranzato ed aver sbrigato qualche faccenda domestica, mia moglie mi proponeva di andare parte a prendere un po’ di sole sul pianoro di San Marco. Così verso le 14:00 circa ci siamo recati verso Colle San Marco dove siamo arrivati dopo di circa una ventina di minuti. “
È con queste parole che inizia il dramma. A parlare è Salvatore Parolisi presso la stazione dei carabinieri dove effettua la denuncia di scomparsa di sua moglie Carmela Rea detta Melania. L’ordinanza di Ascoli prosegue dicendo:
Tutti questi movimenti li effettuavamo utilizzando la mia Renault Scenic di colore nero, unico mezzo in nostro possesso, che guidavo sempre io in quanto mia moglie, anche se titolare di patente di guida, accudiva la bambina.----// Arrivati al pianoro sostavamo presso un prato dove ci sono una staccionata e delle altalene; lì facevamo giocare la bambina all’altalena. Dopo pochi minuti mia moglie mi diceva che aveva bisogno di andare in bagno; io gli dicevo che potevamo andare tutti e tre insieme, ma poiché la bambina si metteva a piangere in quanto non voleva smettere di andare sull’altalena, lei decideva di andare da sola a piedi, percorrendo una stradina che conduce ad un vicino chiosco, dove ci sono dei bagni pubblici, e più avanti ad un bar. Non ho potuto vedere dove mia moglie si recasse effettivamente, ma conoscendola penso che si sia recata al bar, siccome preferisce i bagni di un esercizio commerciale rispetto che a dei bagni pubblici, tant’è che quando si allontanava io gli dicevo di portarmi un caffè. Questa è stata l’ultima volta che l’ho vista; più o meno penso che erano le 14:45 circa.”

La PG ha cercato di trovare riscontri di queste parole confrontando testimonianze e dati tecnici (tabulati telefonici, fotografie). Secondo loro Parolisi mente.

Testimonianze:
Innanzitutto, vediamo il percorso fatto da Melania alle 14:50 secondo Parolisi.

Melania per recarsi al bar il Cacciatore avrebbe dovuto prendere il sentiero nero. Salvatore dice che la vede allontanarsi verso il chiosco di Ranelli dove forse crede che prenderà il percorso rosa. In realtà girerà lungo la linea rossa fino al monumento. Che si sia recata al monumento non lo dice Salvatore ma i cani molecolari. Importante sottolineare che il tratto in rosso coincide infatti con la pista olfattiva seguita dai cani annusando effetti personali di Melania. Per cui dobbiamo cercare testimonianze di un suo avvistamento lungo tale tragitto.
Sappiamo che fra le 14:53 e le 14:56 Melania riceve due squilli dall’amica Sonia ai quali non risponde. Sappiamo anche che se Melania si fosse trovata a Pianoro l’unico punto in cui poteva ricevere tali squilli è la zona del Monumento. Secondo i giudici affinché Melania potesse ricevere gli squilli avrebbe dovuto sostare tre minuti e mezzo ferma in un posto e ciò secondo il loro parere sarebbe del tutto illogico. Illogico? Perché, non potrebbe essersi seduta sui gradini del Monumenti ad aspettare? Voglio dire, cosa c’è di impossibile in ciò? Naturalmente, stiamo valutando la possibilità che una cosa del genere possa essere avvenuta non la veridicità del fatto. Potrebbe non aver risposto perché in quel momento era in conversazione con quello che poi sarà il suo assassino.  Oppure, come suggerisce un mio lettore in un suo commento, forse Melania il primo squillo lo ha ricevuto nella zona del monumento il secondo in movimento verso Civitella. 
In ogni caso, chi c’era a quell’ora nella zona Monumento fra i testimoni escussi?

Gente che passa


La X arancione è Ferraioli Giuseppe, imbianchino (sentito il 20 aprile). L’uomo lavorava in una villa di fronte a Monumento. Ma dava le spalle alla strada e inoltre la visuale era impedita da due alberi per cui non ha veduto nulla. La linea rossa indica che alle 15:00 l’operaio Bahtijari Rafiz (escusso il 28 giugno!) si recava verso il bar Segà (o il Cacciatore). Non ha notato nessuno né per strada né presso il monumento. La doppia linea azzurra indica un percorso di andata e ritorno effettuato da Giorgi Serafino in auto. Verso il Pianoro alle 14:40 e verso il Monumento alle 14:50. Quest’ultimo orario è impresso dalla videocamera del chiosco di Ranelli. In effetti, l’orario in cui passa il Giorgi (14:50) dovrebbe corrispondere al medesimo in cui transita Melania. Però, nel caso SP avesse detto il vero, o il Giorgi non ricorda la donna oppure semplicemente è passato pochi secondi prima che Melania prendesse quella medesima strada. Difatti, dalla zona l’altalena al monumento vi sono circa 300 mt. Percorribili in tre minuti.
Insomma, possiamo dire che due testimonianze le possiamo scartare, una perché fuori tempo massimo (oltre i due mesi!!!) e l’altra perché il punto di vista del soggetto era compromesso dalla posizione e dalla vegetazione. La terza potrebbe creare dei problemi alla difesa. Non mi pare sia scritto da nessuna parte in che giorno il Giorgi è stato escusso. Ma generalmente ho notato che le persone ascoltate per verificare l’alibi di SP sono state convocate ai primi di maggio.

Gli operai:





Due operai (Vellei marco e Maoloni Vincenzo) vengono escussi in data 29 aprile e poi il 26 maggio, dunque 11 gg dopo il delitto la prima volta e più di un mese la seconda volta. Essi dichiarano che stravano lavorando presso il chiosco di Ranelli e la zona dei campi sportivi. Effettuavano due passaggi con un mezzo di lavoro (rettangolo rosso) davanti alla zona altalena uno alle 14:33 (Videosorveglianza Ranelli) con ritorno alle  14:41, e l’altro alle  17:08. A noi interessa il primo passaggio. Gli operai non ricordano nessuno nella zona altalena ma rammendano dei ragazzi giocare nella zona campo sportivo (immagino sia dove l’ho disegnata, comunque la cosa non ha importanza) e altri in prossimità del chiosco di Ranelli.

Altri testimoni:



In questo schema vediamo il passaggio di tre diversi gruppi di testimoni: 
Linea nera, 4 persone attraversano la zona altalena verso le 15:00 per recarsi al chiosco Ranelli, si tratta dei coniugi Barbizzi /Sprecacè (escussi il 09 giugno), di un loro nipote adolescente e di un amichetto di questi. Non scorgono nessuno alle altalene. 
Linea Rossa: le due amiche Sirocchi Antonella e Sturba Giorgia (escusse il 18 e 20 maggio), fanno il percorso inverso dei Barbizzi/Sprecacè per raggiungere il bar il Cacciatore dove da lì a poco vedranno entrare un uomo in pantaloncini insieme a una bambina: si tratta di Parolisi insieme alla figlia. Dopodiché ritornano al chiosco di Ranelli (linea rosa). Attraversano la zona altalena intorno alle 15:15, notano sul prato una signora anziana insieme a una donna più giovane  e ad una bambina di 3 anni. Se hanno individuato Parolisi presso il bar il Cacciatore, forse le due amiche sono passati nella zona altalena pochi secondi dopo che lo stesso Parolisi ha abbandonato tale area. Per questo non lo hanno scorto. 
Linea azzurra: Fioretti Romina (escussa il 27 maggio) e la suocera Meckel Ursula (escussa il 30 maggio) giungono in macchina fino al Chiosco di Ranelli. Sia dall’auto che dopo essere scesi dal mezzo non vedono nessuno nella zona altalena. La Fioretti vi fa particolarmente caso perché è insieme alla figlia piccola che vorrebbe andare a giocare proprio alle altalene. Sono circa le 15:00. Questo gruppo di persone dovrebbe essere quello intravisto dalle due amiche su menzionate.

 I ragazzi


Quattro ragazzi lasciano i loro scooter vicino alla zona altalene (tratti neri) e sostano presso il chiosco (macchie rosse). Il rettangolo blu indica la macchina di SP. Questi ragazzi arrivano verso le ore 15:00. Neanche essi ricordano nessuno nella zona altalene. Scatteranno delle foto nella quale dovrebbe vedersi l’altalena dove SP stava facendo giocare sua figlia. Non si intravedono figure umane. Neppure la macchina di SP rimarrà immortalata. Anche se gira una foto dove si intravederebbe una Renault Scenic forse nera come quella di SP. Ma forse non è nera, e forse non è neppure una Renault Scenic. In ogni caso ricordano una signora anziana, una donna più giovane e una una bambina di circa tre anni (Fioretti/Meckel, probabilmente).

In sostanza, di tutti questi testimoni (altri ancora) nessuno ha un vago ricordo di Parolisi alle altalene. Per l'accusa perché SP non c'era, secondo la difesa invece dicono così perché si sono influenzati a vicenda e sono stati travisati dai media. Inoltre, sono stati escussi lontani dal fatto. Su questo punto siamo d'accordo, però è anche vero che la vicenda questi testimoni non l'hanno appresa il giorno in cui sono stati sentiti ma si può dire già la mattina dopo, quindi già da subito avranno fatto mente locale a ciò che hanno visto e a ciò che non hanno visto, come del resto ha fatto il signor Ranelli. Riguardo invece all'influenza nefasta dei media c'è da dire che stranamente sono stati influenzati tutti a sfavore di Parolisi. Ciò mi pare strano. Se nessuno si ricorda di lui, che la difesa lo accetti o meno, è proprio perché nessuno si ricorda di lui.

Alfredo Ranelli:


Come si vede dal suo chiosco Ranelli ha un buon punto di vista sull’area giochi.
Nella sua prima dichiarazione afferma che verso le 14:50 ha visto nella zona altalena un uomo e una donna dondolare un bimbo, forse una bimba. L’uomo attira la sua attenzione perché ha in pantalonici e la maglietta nonostante facesse freschetto. Tale affermazione il Ranelli le rilascia sia il 18 che il 19 aprile. Quindi nell’immediatezza del fatto. Per l’accusa questo però non è possibile perché alle 14:53 Melania era già stata aggredita. Dunque cosa ha visto Ranelli? All’uomo vengono dei dubbi per cui rivisitando il filmato della sua videosorveglianza, sposta l’orario dell’avvistamento alle 15:18. L’accusa però non può essere contenta di ciò poiché a quell’ora Parolisi non può essere nella zona altalena con una donna, ciò accadrà un po’ più tardi, verso le 15:50 quando dopo essersi recato al Cacciatore si aggregano a lui per la ricerca di Melania la proprietaria del Bar, Flammini Giovanna,  e sua figlia, Alessi Diana. Secondo l’accusa è proprio Diana che Ranelli avrebbe visto insieme a Parolisi. Alle 16:16 Ranelli vedrà avvicinarsi SP al suo chiosco.
Il riesame, offendendo l’intelligenza di chi legge, ma anche quella di chi scrive, asserisce che il Ranelli non ha proprio visto un bel nulla, semplicemente avrebbe resuscitato un ricordo risalente a una settimana prima quando Salvatore e Melania erano giustappunto a Pianoro. Incredibilmente questo Ranelli da una parte ha una memoria fallace non ricordando quello che gli è accaduto poche ore innanzi e dall’altra ne possiede invece una prodigiosa ricordandosi di gente sconosciuta vista una settimana prima. Non ho parole e non ci sono commenti.
Prendiamo in esame i tre orari:

Ore 14:50: è quello che dice in prima battuta Ranelli. Combacia perfettamente con il resoconto di Parolisi. Dunque, il Ranelli ha visto Melania. È l’unico ad averlo fatto. Ma questo non può essere essendo Melania a Civitella in procinto di morire (secondo l'accusa).

Ore 15:18: forse è a quest’ora che Ranelli ha visto SP insieme a una donna. Se così fosse chi è questa donna? Non può essere Diana Alessi perché SP non si è ancora recato al Cacciatore. I due non si sono ancora incontrati. Allora sarà qualcuna che non sappiamo. Non certo Melania già scomparsa dalle 14:50. Ma allora i testimoni che hanno dichiarato di non aver veduto nessuno a quell’ora nella zona altalena ricordano male. Se Ranelli ha ragione, SP era con qualcuno a quell’ora. Tutti gli altri testimoni sono inattendibili. Questo, ovviamente non può essere. Quest'orario è decisamente da scartare.

Ore 15:50: Forse è questa l’ora presunta in cui Ranelli ha visto la scena. A quell’ora SP era insieme a Diana Alessi. Costei somiglia a Melania, ergo Ranelli si è confuso. Però, Diana asserisce di essere rimasta pochi secondi alle altalene insieme a SP. Non ha mai spinto la piccola Vittoria sull’altalena insieme a SP. Non avrebbe avuto proprio alcuna logica, del resto. Inoltre, c’era anche la madre di Diana, seppure leggermente distante. Per di più, Ranelli conosce Diana, e non le è parsa essere lei la donna da lui intravista. In ogni caso, lui riconosce Parolisi meno di mezzora dopo che chiede se per caso ha visto sua moglie. Il Ranelli, però, non si meraviglia che quest’uomo cerca la moglie come se fosse scomparsa da un bel po’ di tempo quando invece sono passati appena 25 minuti da che li ha visti insieme. 

Tirando le somme, l’unico orario compatibile con il ricordo preciso del Ranelli sono le 14:50. Solo Melania poteva essere vicino a Salvatore a spingere la figlia. Solo se dal suo avvistare la famigliola è passata un’ora e mezzo il Ranelli non si meraviglia che SP cerchi la moglie.
Ma allora, tutti gli altri testimoni?

Questione semantica
L’Italiano è una lingua, a detta degli stranieri, difficile, poiché ha una grammatica complessa. Però, la nostra è una lingua che per chi la sa apprezzare è ricchissima di sfumature. Per esempio abbiamo diversi sinonimi per esprimere una sensazione forte come quella della paura: timore, terrore, orrore, spavento, panico, pavor. Ognuno di questi termini non è l’esatto equivalente dell’altro. Orrore e angoscia sono sensazioni molto viscerali. Lo spavento ed il timore sono paure più blande. Il terrore è più forte della paura. Il pavor è un terrore che insorge durante la notte in preda agli incubi.
La stessa cosa, potremo dire per i termini di vedere, guardare, osservare e notare.
Il vedere è ciò che ci si presenta nel campo visivo, è l’atto stesso della visione. Vediamo sempre, continuamente ciò che abbiamo sotto gli occhi. Vediamo tutto.
Guardare, invece, è un vedere particolareggiato. Guardo se ho dei chiodi per appendere un quadro. Certo, in questo caso posso anche dire, vedo. Ma, per esempio, se qualcuno chiede se in quel cassetto ci sono i chiodi, si risponde, non ho guardato. Ovvero, il mio sguardo non ha incrociato quel cassetto aperto. Il guardare è una visione quasi comandata: guarda se viene qualcuno. È un vedere più particolareggiato, una restrizione del campo visivo. Guarda se tuo fratello sta rrivando. Ovvero, oltre al vedere devi anche guardare. Vedo tutto ma guardo solo una parte di ciò che vedo.
Se per strada incrocio una ragazza particolarmente carina il mio sguardo si sofferma sulle sue curve, in questo senso, non sto più semplicemente vedendo, e non sto neppure guardando, sto osservando. Ovvero, quell’oggetto ha colpito la mia attenzione. Vedo tutto, guardo una parte del tutto, osservo un particolare preciso del tutto.
Notare, invece, è fare attenzione a qualcosa. Vedo un uomo e noto che zoppica. Ma posso anche notare qualcosa di mio interesse. Ho visto una casa che volevo comprare ma ho notato la cucina piccola e ho desisitito.
Insomma, abbiamo diverse gradazioni della visione: vedo che giunge una macchina, noto che parcheggia sotto casa mia, guardo chi scende e osservo che il conducente ha un'aria guardinga.
Tutto per questo per dire che le testimonianze non valgono per la quantità ma per la qualità. In molti erano al Pianoro quel pomeriggio del 18 aprile. Ma nessuno aveva il compito di guardare se le altalene erano occupate o meno. In molti hanno visto la zona altalena perché cadeva nel loro campo visivo. Ma nessuno ha osservato perché nulla ha attratto la loro attenzione. Nessuno tranne, Ranelli. Costui, vedendo un uomo in pantaloncini e maglietta ha indugiato con lo sguardo, quindi ha osservato. Per cui la sua testimonianza è molto più precisa e pregante rispetto a chi invece in quella scena di un padre che dondola la figlia non vi ha trovato nulla di importante. Quindi, per la maggior parte di loro, quel quadretto faceva parte del rumore di fondo, ovvero di qualcosa che colpisce l’orecchio ma non desta alcuna forma di attenzione.
C’è però chi sostiene, come la Fioretti, che giunta al Pianoro ha notato la zona altalena vuota perché aveva intenzione di farvi giocare la figlia. 
Molti asseriscono che hanno notato una signora anziana con una donna più giovane e una bambina ma non hanno neppure intravisto un signore che dondolava una bimba.
Insomma, Parolisi, a parte Ranelli, non lo ho ha visto nessuno. A dire il vero lo stesso Ranelli lo intravede una prima volta con una donna e una bambina e poi non lo vede più. Non viene cioè sollecitato a osservare ulteriormente quest’uomo in tenuta primaverile che è rimasto solo a giocare con la bambina. La cosa probabile è che Parolisi non sia rimasto tutto questo tempo a giocare con la figlia. Si è spostato. Forse ha approfittato dell’allontanamento della moglie per andare a verificare se la sua amante gli aveva lasciato un messaggio. Insomma, se Parolisi è stato visto da Ranelli alle 14:50 e poi non più da alcuno, compreso lo stesso Ranelli, o si è mimetizzato nel paesaggio come l’insetto stecco oppure semplicemente ha abbandonato quella postazione.

La scommessa di Parolisi

Se Parolisi è innocente non sarà facile dimostrarlo. Tuttavia, l’accusa pensa e crede che sia stato lui ad uccidere la moglie. Entriamo in questa ottica e cerchiamo di capire cosa sia accaduto. Le ordinanze fanno chiaramente capire che dovrebbe trattarsi di un omicidio preordinato, ovvero premeditato. Infatti, il Parolisi non era aduso a portare coltelli con sé, il luogo dell’omicidio non era quello dove avrebbero dovuto trovarsi quel pomeriggio, la posizione di Melania in fase di aggressione indica un atteggiamento di tranquillità, o comunque non di allerta, il suo trucco era integro segno che appariva quanto meno serena. In sostanza, Parolisi avrebbe ucciso la moglie con premeditazione, ovvero programmando l’omicidio. Ha previsto tutto, dunque anche il proprio alibi: una volta cessata l’aggressione si sarebbe recato di corsa al Pianoro e avrebbe fatto finta che era lì da diverso tempo insieme a Melania; quindi avrebbe detto che questa si sarebbe allontanata mentre lui giocava con la bambina. I testimoni però, come abbiamo visto, lo smentiscono (a eccezione di Ranelli, ma al momento ignoriamo la dichiarazione di quest’uomo). Problema risolto, dunque. Forse… Se infatti riflettiamo a fondo ci rendiamo conto che non è proprio così…
La prima considerazione che ci viene da fare è che SP ha progettato tutto puntando su una scommessa, anzi, un vero è proprio azzardo, infatti dichiarando che è sempre stato alle altalene ha implicitamente detto che nessun altro tranne lui è stato lì. Ricostruiamo i suoi movimenti secondo l’ottica dei giudici:

ore 14:40 arrivo a Civitella,
ore 14:45 aggressione
ore 15:00 fuga verso Pianoro
ore 15:26 nella zona altalene e prima finta telefonata alla moglie, secondo l’accusa potrebbe persino non essere ancora giunto a San Marco. Ma noi, per comodità di ragionamento lo posizioniamo lì.

Zona giochi:
dalle 14:45 alle 15:26 secondo i testimoni (e secondo l’accusa) nessuna presenza alle altalene né di Parolisi nè di altri

Versione Parolisi
dalle 14:45 alle 15:26 ero nella zona altalene, nessuno tranne me e  mia figlia era lì.

Notate il paradosso o lo noto solo io?

Parolisi uccide la moglie, va a Pianoro, si piazza alle altalene e dirà che è sempre stato lì. Ma come fa a sapere che dalle 14:45 fino al suo arrivo, alle ore 15:26 qualcun altro non è stato lì a far giocare il proprio bambino? Come può essere certo che, tanto per dire, il giorno dopo si presenta in questura la signora Genoveffa che ha fatto giocare sua figlia Guendalina fra le 14:55 e le 15:20? Tutto il suo progetto si basa dunque sulla scommessa che nessuno ha occupato quella zona.
In sostanza, Parolisi non sta facendo altro che allinearsi alle altre testimonianze. Egli, in realtà, è testimone di se stesso. Mi spiego meglio

Adottando il linguaggio dell'insiemistica chiameremo Parolisi “A”, gli altri eventuali fruitori “B” e i testimoni “T”B può essere una singola persona o più persone, tutti coloro che eventualmente fra le 14:45 e le 15:26 potevano essere alle altalene. 
T dice: non c’era B.
A dice: c’era solo A.
Nel momento in cui A asserisce che c’era solo A implicitamente sta dicendo che non c’era B.
Quindi T e A dicono la medesima cosa: non c‘era B.
T non dice non c’era A poiché T non conosce A, dice solo non c’era B e in quel B comprende anche A.
Se T avesse conoscenza di A avrebbe detto non c’era A e non c’era B. T esclude A non perché lo conosca ma semplicemente perché non ha visto nessuno, quindi neanche A. Dov’è la differenza? La differenza sta nel fatto che se un T avesse conosciuto A avrebbe avuto la matematica certezza che A non era sul posto. Invece, includendolo in B, ogni T sta dicendo che non ha scorto nessuno di sua conoscenza altrimenti se ne sarebbe ricordato. Non ricordando nessuno forse non c’era nessuno. Ma forse. Insomma, T non ha nessun ricordo di un B nella zona altalene. A, dice la medesima cosa, non c‘era nessun B nella zona altalene. Quindi conferma quello che dice T. E come fa A a confermare quello che dice T? Abbiamo tre possibilità:

A non era sul posto, dice quello che dice T perché tira a indovinare. E ci becca. Conclusione: Parolisi è un giocatore d’azzardo che basa la propria riuscita in un piano criminale giocando il suo destino alla roulette russa.

A dice quello che dice T perché A era sul posto è occupava una delle altalene, di conseguenza è T che non ricorda la presenza di A perché T non conoscendo A non lo ha memorizzato.  Conclusione: per T , A è un sottoinsieme di B. Ovvero, per  T non c’era nessuno, né la moltitudine di B né il singolo A.

Come si vede A (Parolisi) asserisce che non c'era nessuno (B) nella zona altalene. Anche  T (i Testimoni ) dice la medesima cosa ma aggiunge che non c'era neanche A. Dunque, per T,  A è come B.

A dice quello che dice T perché era sul posto ma non nella zona altalene aveva però una visione della zona altalena uguale a quella di T. Conclusione, A è un sottoinsieme di  T. Ovvero, A è testimone di se stesso.

T (testimoni) dice che nessuno sostava nelle zona altalena. Anche A (Parolisi) dice la stessa cosa. Dunque, A e T convergono in una parte delle dichiarazioni come se avessero avuto il medesimo punto di vista.  Per cui A è un T come gli altri su questo punto. 
In sostanza, Parolisi dice quello che dicono i testimoni, ovvero che non c'era nessuno nella zona altalene. Non c’erano i signori Rossi, Verdi o Bianchi e neppure la signora Genoveffa. I testimoni aggiungono però che non c’erano neppure lui. In ogni caso anche SP ammette con certezza che non c'era al Pianoro, nella zona altalena, nessuna persona tranne lui.

Tirando le somme
La conclusione di tutto questo discorso è che abbiamo informazioni contraddittorie, la cosa più probabile sembrerebbe la presenza di Parolisi al Pianoro (testimonianza forte di Ranelli) e la sua breve permanenza alle altalene (testimonianze multiple). Insomma, si sarebbe spostato dall'area giochi ma non lo avrebbe dichiarato. Non è sulle testimonianze oculari che si riuscirà a trovare il bandolo della matassa di questa inquietante vicenda.

Il prossimo capitolo avrà come titolo: cani telefonici e celle molecolari. No, non si tratta di un refuso.

venerdì 19 agosto 2011

L'enigma delle borsette, di qualche valigia e un portafogli. Seconda Parte. Caso Melania Rea. Nuova Ordinanza.

Concludiamo il discorso su chi abbia proposto la gita a Pianoro fra Melania e Salvatore, dicendo che se fosse stato quest’ultimo con l’intenzione poi di uccidere la moglie, quindi tendendole una trappola, ci chiediamo come mai se proprio voleva portarla a Civitella le abbia però proposto Pianoro. Voglio dire, Salvatore a questo punto doveva poi reinventarsi una seconda scusa per dirottarla su Civitella. Perché complicarsi la vita e non dirlo subito? Possiamo fare due ipotesi: aveva previsto che la suocera avrebbe telefonato alla figlia per sapere come erano andate le visite mediche quindi ha preferito che Melania dicesse che sarebbero andati a Pianoro, come difatti è accaduto. In questo caso, la scusa, Salvatore, a Melania gliel’avrebbe trovata una volta saliti in macchina. Che qualcun altro dovesse sapere della gita a Pianoro faceva parte del suo alibi.
Altra ipotesi vede Salvatore proporre a Melania di andare a Civitella a fare l’amore (Melania verrà aggredita mentre aveva pantaloni, collant e slip abbassati sulle cosce). In questo caso, le ha consigliato di dire a tutti che sarebbero andati a Pianoro perché non poteva certo riferire alla madre o a chicchessia le loro reali intenzioni. In sostanza, nella prima ipotesi Melania quando parla con la madre crede davvero che sarebbero andati a Pianoro; nella seconda, sta mentendo.
La prima ipotesi potrebbe anche essere verosimile, la seconda no. No, perché in questo caso sarebbe stato sufficiente non dire proprio nulla piuttosto che mentire.
Il problema semmai è un altro. Dimentichiamoci per un attimo che è stato commesso un omicidio, caliamoci nel quotidiano di una famiglia che ha degli impegni. Si sono mossi di prima mattina, sono stati in ambulatori e negozi. Hanno scarpinato abbastanza. Alle 13:00 rincasano. Pranzano. Alle 16:00 hanno un appuntamento in paese. A chi dei due più probabilmente sarebbe venuta l’dea di andare a prendere un po’ di sole, al marito o alla moglie? Difficile rispondere anche se io sarei propenso a pensare più alla moglie dato che è lei a gestire la bambina quindi a stabilire se è il caso di farla riposare o meno.
Ora però, pensiamo alle due possibilità: il marito vuole uccidere la moglie oppure alla moglie necessita scomparire per una ventina di minuti. Chi dei due avrebbe più possibilità di successo nel convincere il proprio coniuge a uscire? Analizziamo passo passo le due ipotesi.
Salvatore ha deciso di uccidere la moglie, la deve portare fuori di casa, deve convincerla dopo una mattina stancante di andare a Pianoro per un’oretta. In realtà lui vuole andare a Civitella. Dunque, deve persuadere la donna a rinunciare a riposarsi, a non far dormire la bambina per andare a prendere un po’ di sole. Poi però deve nuovamente arrabattare una scusa per dirottarla su un altro posto. Insomma, deve espletare due opere di convincimento che non sono per nulla facili.
Il circuito di Salvatore è dunque il seguente:

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Il circuito di Salvatore implica due difficoltà, due opere di convincimento.

Viceversa, è lei che vuole andare a Civitella all’insaputa di lui. Non può prendere, uscire, dire che va da qualche parte perché il marito la seguirebbe. Consideriamo anche, in questa seconda ipotesi, che Melania ha un appuntamento a Pianoro per poi sportarsi a Civitella. O semplicemente crede di rimanere a Pianoro. Non sa ancora che dovrà spostarsi. In questo scenario, infatti, c’è un assassino che le tende una trappola. A manovrare le pedine è infatti costui; è costui che le dà un appuntamento lontano da occhi indiscreti. Lei crede che sarà una cosa breve, di pochi minuti. Quindi convince il marito ad andare a Pianoro.  






Come si vede il circuito di un eventuale SI (Soggetto Ignoto) è il medesimo di quello di SP. La differenza sta nel fatto che l’SI dovrà forse improvvisare solo l’allontanamento verso Civitella perché gli accordi con Melania per incontrarsi a Pianoro ci sono già.
In pratica SP e un eventuale SI avrebbero avuto le medesime difficoltà. Credo sia proprio tale sovrapposizione che confonde gli analisti di questo crimine. L’agire dei due è troppo simile, per cui è più facile pensare che non ci siano due soggetti da sondare bensì uno, Parolisi. Se un supposto SI deve fare le medesime cose di SP, tanto vale pensare che sia il solo SP a essere implicato.
Concludendo: non è più facile per Melania convincere il marito ad andare a Pianoro dove si incontrerà con qualcuno, e se lui non vuole la cosa finisce lì, piuttosto che lui convincere la moglie che se non vuole deve rinunciare ad ucciderla? Voglio dire l’impegno di Salvatore è molto più importante di quello di Melania. Salvatore, in questo caso, dovrà rinunciare al progetto se Melania non aderisce. La stessa cosa vale anche per Melania, ma quello di Melania non è una scelta di vita così radicale. Salvatore scommette tutto sulla disponibilità della moglie. Certo anche l’assassino di Melania fa la stessa scommessa. Però l’ha già vinta, perché Melania andrà all’appuntamento, a meno che non trovi ostacoli insormontabili con il marito.
E anche vero però che sembra più reale che Melania si lasci ingannare dal marito che da un amico (uso il maschile riferito a SI, che può ovviamente anche essere una donna)
Non ho preso in considerazioni altre ipotesi, tipo quella di un incontro fortuito di Melania a Pianoro e conseguente omicidio non premeditato perché in questo gioco della morte le soluzioni sono solo due: o l’omicidio lo ha organizzato SP oppure lo ha organizzato qualcun altro. Non ci sono altre possibilità.
Comunque, queste due teorie, SP assassino, SI assassino (con involontario contributo della stessa Melania), saranno il leit motiv di tutto il caso. Non usciremo da questi binari che analizzeremo in parallelo traversina dopo traversina facendo continui riferimento alle due Ordinanze.
Non abbiamo risolto il quesito chi dei due coniugi abbia deciso di andare a Pianoro. Vedremo dove ci porterà questa analisi.
Adesso affrontiamo un altro mistero.


Il gioco delle tre carte e l’enigma dei bagagli



Immagino conosciate tutti il gioco di prestigio delle tre carte, visto tante volte nei film: bisogna riuscire a indovinare dove va a posizionarsi una determinata carta che il mazziere fa vedere più volte. 

Non fate affidamento sulla capacità della vostra vista, la carta non si troverà dove voi credete che sia. La stessa cosa è accaduta nel caso di Melania Rea: alcuni bagagli sono apparsi, poi sono scomparsi e quindi riapparsi. Per bagagli intendo non solo due valigie a ma anche due borse e un portafogli. Ma facciamo un po’ di ordine perché sennò ci confondiamo:
Borsa di Melania n° 1: si tratta di una Alviero Martini con disegni geografici che lei usava solo in occasioni particolari.
Borsa di Melania n° 2: si tratta di una tipo Louis Vuitton che lei usava tutti i giorni. Quindi più da battaglia rispetto all’altra.
Valigia n° 1: quella di Vittoria. Già pronta.
Valigia n° 2: quella dei coniugi. Un trolley di medie dimensioni. Da fare. 
Portafogli: di Melania.

Premessa: i coniugi Parolisi hanno una partenza prevista per i luoghi natii il pomeriggio del giorno seguente. Vanno a trascorrere le feste pasquali presso le proprie famiglie. Melania non lo sa, ma suo marito nonostante si accinga a partire con lei, in realtà è atteso presso la famiglia della sua amante che ha già prenotato una camera d’albergo per 3 giorni. La ragazza, certa Ludovica Perrone, è una sua ex allieva. Come diavolo abbia fatto Salvatore a cacciarsi in una tale situazione è veramente una cosa pazzesca. Fatto sta, che se lui voleva scherzare con il destino degli altri, sono stati invece gli altri a giocare con il suo. 

Borsa n° 1. Sappiamo per certo che questo oggetto la mattina del 18 aprile era stato preso da Melania poiché viene inquadrato dalla videocamere di sorveglianza di un supermercato.

Borsa n° 2. Da quel che se ne sa, quel giorno Melania non ha utilizzato tale accessorio.
Valigia  n°  1. Non è mai uscita dall’appartamento.
Valigia n° 2. Viene prelevata da Salvatore poco prima di andare a Pianoro dal garage e riposta nel bagagliaio. Aveva anche preso una palla e un plaid.
Portafogli: viene rinvenuto nell’appartamento.

Recita l’ Ordinanza di Teramo (Ord.TE, d’ora in avanti).
Sentita dagli inquirenti in data 10 maggio 2011, la madre della vittima aggiungeva alcuni particolari di interesse investigativo, con riferimento alla fase immediatamente successiva al ritrovamento del corpo della figlia. Segnatamente, precisava che, giunta alla casa di Folignano intorno alle 22.30 del 18 aprile, immediatamente notava il portafogli di “MELANIA”, completo di documenti e con l’interno una banconota da cinque Euro e alcuni “vecchi” scontrini, poggiato sul p.c. “nella sala appena si entra nell’appartamento”; di poi rilevava la presenza della borsa “prima linea” di Alviero Martini, riposta nella custodia  e dentro l’armadio e riferiva di avere riconosciuto detta borsa come quella che la figlia portava con sé all’atto dell’ingresso nel supermercato di Ascoli nel filmato trasmesso in televisione; infine, sempre nel’armadio, a fianco della borsa “prima classe”, rinveniva la borsa “che Melania usava tutti i giorni”. Le due borse sono adesso a casa dei genitori a Somma Vesuviana, a disposizione degli investigatori.”

Cosa non torna agli inquirenti relativamente a queste borse? Leggiamo qualche altro stralcio dell’Ord.TE dove è Parolisi che parla e dice…
“[…] al momento della sua scomparsa non aveva con sé alcuna borsa; infatti le due borse che generalmente  utilizzava, una marca Alviero Martini con fantasia geografica ed altra tipo Louis Vuitton, le aveva lasciate a casa.
[…] Che nell’occasione chiedeva alla moglie di portargli un caffè al suo ritorno; che la donna, nella circostanza era uscita di casa senza portare con sé alcuna borsa, ma non chiese soldi tanto da far supporre che fosse comunque in possesso del danaro sufficiente;

Le perplessità dei giudici sono le seguenti:
Non si comprende per la verità che cosa sia accaduto alla borsa o alle borse della vittima. Per un verso, è impensabile che una madre la quale esca per una breve gita con una bambina di un anno e mezzo non porti il necessario con sé [pannolini; detergente;, fazzolettini ecc.]; per altro verso, tutti i testi, parenti e amiche di REA CARMELA, hanno detto che “Melania” teneva molto al proprio aspetto personale, all’igiene, alla cura della persona. La mattina stessa, era uscita portando con sé la borsa “prima linea” di Alviero Martini. Eppure, secondo Parolisi quel pomeriggio uscì di casa senza portare con sé alcuna borsa; e la sera del 18 aprile, all’arrivo dei genitori di Melania a Folignano, le due borse della figlia erano regolarmente posizionate all’interno dell’armadio, così come il portafogli, poggiato sul p.c. all’entrata dell’appartamento. Se si ipotizza che Melania ne abbia portato con sé almeno una, deve averla lasciata in macchina quando si è appartata dietro il chiosco. Sicché ha provveduto il Parolisi (o chi per esso) a riposizionarla nell’armadio di casa, la sera del 18 aprile, quando è sceso dal pianoro di S. Marco per sporgere la denuncia, prima che giungessero i parenti della moglie. […]. Nessuno dei tre testi che sono stati in vario modo presenti alla partenza della famiglia da Folignano, ha visto come fosse vestita Melania e se portasse con se la borsa.

Riguardo alle valigie ecco cosa dice l’Ord.TE:
Parolisi scende in garage e prepara la macchina, mettendo un plaid nel portabagagli. Ma anche una valigia molto grande, scura, conservata in garage, a suo dire perché il giorno successivo era prevista la partenza per Somma Vesuviana, dove la famiglia è intenzionata a recarsi per trascorrere le festività di Pasqua [mentre Ludovica Perrone lo attende con i familiari ad Amalfi, dove tramite il padre ha anche prenotato una camera di albergo per tre giorni]. E tuttavia la condotta di Parolisi rischia di apparire del tutto illogica, se si considera che lo stesso Parolisi rispondendo alla domande del P:M: in data 24.4.2011 ha dichiarato che “Melania aveva già preparato la valigia con gli indumenti di Vittoria mentre i suoi e quelli della moglie erano disposti sul letto pronti per essere messi in valigia”, sicché, ci si potrebbe chiedere perché Parolisi abbia caricato in macchina la valigia un giorno prima della partenza, peraltro non caricando invece quella della bambina che a differenza della loro era certamente pronta. Si badi, Rea Gennaro, sentito il 10.05.2011 la sera del 18 aprile (rectius il 19, essendo le tre del mattino), al ritorno a Folignano da colle San Marco, poteva vedere Parolisi scaricare personalmente la valigia in questione dal portabagagli e portarla a casa.

Rifacciamo il punto della situazione: Melania, in sostanza, non aveva con sé nessuna borsa e nessun portafogli. La domanda degli inquirenti è giustissima: possibile che sia uscita senza portare il cambio per la bambina? I propri effetti personali? No, non è possibile, rispondono. Molto probabilmente Melania aveva la borsa con sé, scendendo dall’auto l’ha lasciata sul sedile. Sarà poi Salvatore, o chi per esso, a rimetterla al suo posto nell’armadio. 
Schema secondo i giudici


Schema secondo versione Parolisi


Analizziamo l’intera questione.
Salvatore nella denuncia di scomparsa che effettua la sera del 18 aprile, ammette che Melania non aveva nessuna borsa con sé. Pare quasi che al momento della partenza lui abbia notato che Melania ne era sprovvista e non ci abbia fato caso, quasi fosse sua abitudine fare una cosa del genere. In questo è stato smentito da tutti. Anche dalla logica, come ammettono i giudici. Questi, però, sono già convinti della sua colpevolezza quando si esprimono. Poniamo, comunque, che abbiano ragione, ovvero che egli abbia veramente ucciso sua moglie e questa aveva lasciato la borsetta in macchina. Perché mai SP avrebbe dovuto poi riporla a casa? Non poteva lasciarla in auto? Cosa ci guadagnava a rimetterla a posto nell’armadio? Mettiamoci nella sua prospettiva di assassino. Sappiamo già che come alibi dirà che sarebbe andato a Pianoro con la famiglia. Dunque, perché dovrebbe far credere agli inquirenti che Melania abbia dimenticato la borsa a casa? Perché forse agli occhi di costoro sarebbe apparso poco probabile che Melania  si allontanasse senza borsa avendola portata con sé? Certo, ma non apparirà ancora meno probabile dire che non l’aveva portata affatto, come infatti asserirà?
Sintetizzo per capire meglio:
Parolisi mente. Melania aveva la borsa con sé. E lui o qualcuno al posto a suo a rimetterla nell’armadio.
Perché mente? Perché non lasciare la borsa in macchina se lì è rimasta dopo l’omicidio?
Risposta: perché i giudici avrebbero ritenuto poco probabile che Melania avendo la borsa con sé, dovendo recarsi in bagno, non l’abbia portata dietro. In sostanza, la borsa doveva scomparire insieme alla proprietaria. Se questa borsa non fosse mai stata trovata non ci sarebbe stato alcun enigma. Invece è stata trovata, ma non sulla scena del crimine, bensì riposta nell’armadio.
Parolisi in veste di assassino avrebbe dunque fatto meglio a lasciare la borsa a fianco al cadavere di Melania che riporla in casa. Invece, la rimette a posto. Preferisce asserire che detta borsa Melania non l’aveva portata appresso. Insomma, va a complicarsi la vita e non si capisce perché.
Però ammettiamo che i giudici abbiano visto giusto e lui ha ucciso Melania. Come e quando ha riportato la borsa a casa? L’Ord.TE dice che lui o chi per esso ha riposto la borsa nell’appartamento. Questa affermazione ci suggerisce che i giudici non sono sicuri di come sono andate effettivamente le cose. Cominciamo dal chi per esso.
Dunque, ci sarebbe un’altra persona che era con Parolisi a Civitella mentre uccideva la moglie oppure costei è intervenuta in secondo tempo per sistemare la borsa che Melania aveva con sé? È possibile una tale cosa? Riflettiamoci. Un complice si prenderebbe la briga di entrare in un condominio, rischiare di farsi vedere che entra o esce da un appartamento che non è il suo e la cui proprietaria presto si scoprirà essere stata uccisa. Non mi pare una cosa  molto intelligente da fare. Costui si accollerebbe un tale rischio solo perché una borsa potrebbe indurre dei sospetti? Comunque, questa persona non solo conosce l’appartamento ma è stato ragguagliato da SP su come e dove riporre la borsa. Se proprio un complice esiste allora magari è facile che abiti nello stesso condominio e così non desta sospetto la sua presenza nello stabile. Ma è sempre altamente rischioso per lui se qualcuno lo vede aggeggiare davanti alla porta dei Parolisi con una specie di pacco in mano. Non ha proprio senso.
Allora è stato SP a riporla in casa questa benedetta borsetta. E la valigia? Secondo qualcuno avrebbe potuto avere ucciso Melania in casa e poi averla trasportata con questo trolley di medie dimensioni a Civitella. Io dico questo, Melania forse è stata uccisa da Parolisi, forse da un amico, forse da Jack lo Squartatore, forse da marziano psicopatico, non lo so. Ma una cosa è certa: Melania è stata uccisa al Bosco delle Casermette, su questo non sussiste alcun dubbio. Lo dice la scienza, il sopralluogo, le tracce e anche la logica che mette insieme tutte queste cose. SP non avrebbe avuto il tempo materiale per uccidere la moglie, pulire l’appartamento, portare il corpo a Civitella e poi correre a Pianoro. La casa avrebbe comunque riportato tracce di sangue o della colluttazione. Melania sicuramente ha urlato durante l’aggressione. Nel condominio, ma forse anche per strada,sarebbe stata udita. Inoltre, la valigia lo stesso SP la riporta a casa integra alla presenza dei familiari della moglie. Inoltre, dobbiamo supporre che Melania se ne stesse con gli indumenti abbassati e il giubbotto addosso (chissà mai perché) nel salotto o altro ambiente. Insomma, ci sono una marea di obiezioni a una tale tesi che non può neppure essere presa in considerazione per un ragionamento basato sull’assurdo.
Ma allora SP perché ha caricato una valigia vuota al posto di una piena? Cosa nasconde? E che ruolo ha avuto nello spostare la borsa di Melania o porre il portafogli sul PC di casa? Le riposte a tutti questi quesiti ce le dà un signore…

“Gli amici per me sono quello che si cresce da piccoli, si prende le botte insieme; io con Salvatore le botte non ce le ho mai prese.”
Raffaele Paciolla “De Amicitia”

Parolisi, quando si è trovato in difficoltà ha fatto ricorso a un amico che lui dice essere come un fratello. Si tratta di un condomino, un agente di polizia penitenziaria, un corregionale. Alludiamo a Raffaele Paciolla. Un tipo che sa stare dietro la telecamera, ha il tono pacato, lo sguardo che vaga, adotta espressioni mimiche e verbali tipicamente partenopee. Insomma, lo trovo un personaggio simpatico, per questo mi permetto di scherzare, anche per spezzare questa atmosfera lugubre che l’argomento giustamente ispira. Il nome un po’ si presta ai motti di spirito perché ha assonanza con pacioso, pacioccone. Ti vien da chiamarlo sor Paciolla o don Paciolla. Insomma, questo signore che si sente a suo agio negli ambienti televisivi, rilascia un’intervista al programma Chi l’ha visto?, in data 25.05.2011, che a sentirla attentamente spiega molto bene una parte dei misteri legati ai bagagli. Si sa che Parolisi prima di recarsi a Pianoro, va in garage e carica il trolley, la carrozzina, la palla e il plaid. Spiega il mitico Paciolla che SP prende la valigia perché l’intenzione era quella di portarla in casa e riporvi i vestiti ammucchiati sul letto. 
Schema secondo versione Paciolla

Si legge nell’Ord.TE
Da notare che Parolisi Salvatore,, sentito sul punto specifico, ribadiva con fermezza di essere sceso in garage insieme con la moglie e la bambina, che salivano a bordo dell’autovettura, mentre lui restava all’esterno per caricare alcune cose.
Riflettiamo su quello che devono fare: escono alle 14:10 (più o meno). Devono recarsi a Pianoro, dove impiegheranno per arrivarci minimo 15/20 minuti. Poniamo che come dice Salvatore giungono alle 14.45. Lui è vestito con pantaloncini e maglietta a maniche corte perché aveva intenzione di fare un po’ di footing. Alle 16:00 o giù di lì hanno appuntamento a Folignano dalla madre di Sonia. Sicuramente, Parolisi si cambierà prima di recarsi in casa di un estraneo. Dunque, verso le 15:30 al massimo dovrebbero riprendere l’auto e tornare a casa. Per cui, la valigia sarebbe stata riportata in casa a quell’ora. Cioè di ritorno da Pianoro. In sostanza, non potevano certo andare a dormire con tutto quell’armamentario sul letto. Per cui SP ha pensato bene di agevolarsi e prendere la valigia. Poiché, doveva andare in garage per recuperare plaid e palla, oramai che c’era carica anche il trolley. Tutto qua il mistero della valigia. Questo però porta ad una conseguenza: se SP ha preso la valigia con l’intenzione di portarla nell’appartamento perché venisse caricata, vuol dire che non c’era nell’immediato suo futuro alcun omicidio da compiere. Non solo, non pensava minimamente che si sarebbe recato ad Amalfi dall’amante.
Sempre sor Paciolla dice una cosa assai più interessante riguardo alla borsa di Melania. Asserisce, cioè, che quando sale a Pianoro chiamato da SP, a un certo punto serve un cambio per la bimba e si mettono a cercare la borsa in macchina. Ma non la trovano. Dunque, sembrerebbe, che è proprio in quel momento che SP si rende conto che Melania non aveva portato la borsa con sé, quindi le dichiarazioni che fa in caserma relativamente alla borsa sono frutto della scoperta avvenuta a Pianoro. Anche riguardo alla mancanza di denaro di Melania, si potrebbe pensare che le sue dichiarazioni riflettano su questa situazione che lui ha appreso in un secondo tempo e non nell’immediatezza della partenza da Folignano. Certo, forse ha visto allontanarsi Melania senza borsa, ma potrebbe non avervi riflettuto se nonostante questo le chiede di portagli un caffè. Sono dichiarazioni di Parolisi, potrebbe non essere vero nulla. Però, il Paciolla aggiunge un’altra cosa che taglia la testa al toro. Asserisce, che quando SP è stato invitato dai carabinieri per fare la denuncia, gli ha lasciato le chiavi della macchina. Quindi mentre Parolisi si recava nella caserma dei carabinieri, l’automobile rimaneva a disposizione delle Autorità con la mediazione dell’amico Paciolla. Sarà Paciolla ad aprire l’autovettura per aiutare le unità cinofile. Paciolla, non vede nessuna borsa. Dunque, quando SP arriva a Pianoro (vuoi da Civitella dopo aver ucciso la moglie, vuoi direttamente da Folignano) la borsa in macchina non c’è. Quindi, a meno che una volta soppressa la moglie non sia tornato a casa, si sia cambiato e abbia lasciato la borsa nell’armadio, Parolisi non può avere avuto nessu’altra occasione per riporre tale oggetto in casa. Ecco perché i Giudici pensano a un chi per esso.
Allora, come sono andate le cose?
La borsa prima linea Alviero Martini viene ritrovata nella propria custodia all’interno dell’armadio. È un oggetto costoso che Melania quindi ripone con cura. Ed è proprio lei ad aver conservato questa borsa con l’idea di prendere l’altra. Infatti, si premunisce di togliere da detta borsa Alviero Martini il portafogli e riporlo sul computer con l’intenzione di metterlo nell’altra borsa, quella tipo Vuitton. Quindi, se c’è una borsa che non è al posto suo, è proprio quest’ultima. Melania, però, semplicemente non la porta. Forse la sosta sarebbe stata troppo breve  e non ha ritenuto portarla dietro, oppure l’ha dimenticata. Quindi, è sul comportamento di Melania che bisogna concentrarsi. Perché non ha portato la borsa? Come mai ha lasciato il portafogli a casa?

Rea Michele, fratello della vittima, […] riferiva tra l’altro che la sorella non sarebbe mai uscita di casa senza la propria borsa con tutto il necessario… […] Ha espressamente dichiarato di trovare assai strano che la sorella intendesse recarsi a S.Marco appena un’ora e mezzo prima di dover essere di ritorno a Folignano.

Queste considerazioni ci fanno pensare che se Parolisi ha detto il vero, il comportamento di Melania è apparso davvero strano. Anche se nelle dichiarazioni di Michele Rea si voleva forse adombrare l’idea che Parolisi abbia mentito, il problema è proprio questo: e se Parolisi non ha mentito?

Schema se versione Parolisi veritiera


Rivediamo la scena dal racconto di Salvatore: Melania si allontana per andare al bagno, non ha soldi eppure si offre di portargli un caffè; per raggiungere il Bar il Cacciatore segue un percorso anomalo, decisamente più lungo. I giudici trovano strano tutto ciò, e avrebbero ragione se veramente Melania avesse avuto intenzione di recarsi al bar. Non prendono in considerazione che forse non aveva intenzione di recarsi in alcun bar e che la sua meta non era il Cacciatore,bensì proprio la zona del Monumento.
Ma questa parte del mistero lo affronteremo nel prossimo capitolo, cioè quello della scomparsa e delle varie testimonianze.